Loisium-to-Loisium Unsupported Bikepacking (supportato da Odlo)

Prologo: Quella del Loisium, a quanto pare, è stata una storia un po' "b'soffene G'schicht" (una storia nata tra i fumi dell'alcol). Non l'invenzione stessa nei primi anni del 2000 nelle profonde e ramificate cantine di Langenlois – quella è documentata come un evento accompagnato da abbondante vino e dunque un fatto. Ma la nostra visita lì, nell'aprile scorso.
E come noto, le storie nate tra i fumi dell'alcol lasciano lacune nella memoria. Di conseguenza, non possiamo davvero ricostruire quando questa storia abbia avuto inizio. Già durante la suddetta visita primaverile all'hotel del vino nel Kamptal, quando decidemmo di tornare il prima possibile? Un po' più tardi nell'anno, quando Bikeboard divenne partner di comunicazione e membro della giuria per un concorso fotografico di Odlo? O forse in piena estate, quando i nostri diari di allenamento rimanevano sempre più vuoti man mano che il calendario redazionale si riempiva, e tutti noi desideravamo percorrere qualche chilometro in più pedalando da soli?

Ad ogni modo: il ruolo previsto di giurati lo scambiammo presto con quello di candidati come team e ci candidammo (con successo!) per il concorso fotografico Odlo Freewheeling.
La nostra idea: un viaggio in bikepacking dal Loisium Südsteiermark a Ehrenhausen sulla Strada del Vino, attraversando le Alpi di Mürzsteg e di Türnitz fino al Loisium Langenlois in Bassa Austria; da completare, secondo le (originarie) condizioni del concorso, in quattro giorni e senza supporto automobilistico.
Anche se non avessimo vinto alcun premio in denaro: circa 300 sperabilmente splendidi chilometri di gravel autunnale sarebbero comunque stati un'aggiunta certa al nostro "conto esperienza".

Deve essere bello quassù. Almeno, le immagini sulla parete raccontano storie di prati alpini verdeggianti, sdraio soleggiate, dolci dorsali montuose e la felicità di raggiungere vette vicine. Con tono ironico, tiriamo fuori il motto della campagna attuale di Odlo: "There's more out there" ...
Là fuori dalla finestra non si vede nulla di tutto ciò. Una nebbia fitta grava così pesante e plumbea sul paesaggio che la visibilità non supera i 20 metri. Le nostre biciclette parcheggiate davanti alla casa sono appena distinguibili. L'umidità presente nell'aria gocciola pesantemente dai manubri, selle e borse, come il naso di qualcuno raffreddato.
Ma chi ha bisogno del sole, quando c'è il calore scoppiettante di una vera stufa a legna? E chi sentirà la mancanza di un cielo azzurro, quando una stanza accogliente e luminosa invita?

Con un caloroso "Benvenuti, entrate pure!", la padrona della Turnaueralm, Manuela, ci ha accolti e subito indicato posti e possibilità su dove e come poter asciugare i nostri baselayer sudati, i guanti umidi e le camicie bagnate.
Secondo le nostre ricerche preliminari, l'unica possibilità di ristoro sicuramente aperta nella nostra terza tappa giornaliera da Aflenz ad Annaberg, il rifugio situato sull'Almenland dell'Alta Stiria a 1.385 metri di altitudine si è rivelato, almeno in quel momento, una vera fortuna.
Come vecchi gatti stanchi che si scaldano la schiena, ora siamo seduti intorno alla stufa in maiolica. Ogni schienale delle sedie è coperto dai nostri indumenti, ogni piastrella della stufa sta asciugando un accessorio diverso.

Noi, oltre all'autrice NoMan, includiamo il fotografo NoSane, che è anche responsabile della pianificazione dei percorsi, dei dati GPS, delle idiosincrasie del Garmin e della giungla delle app; l’esperto di vini Mister M, che nel suo lavoro quotidiano come responsabile della Loisium Bikewelt si occupa della flotta di biciclette Trek a due ruote, del loro servizio e del noleggio, così come l’esperto di birra NoPain. Quest’ultimo è in grado di ordinare e pagare una colazione per tre al "Schachtelwirt" più velocemente di quanto altri riescano a trovare il terminale per gli ordini, dimostrandosi così la scelta ideale per la prenotazione delle camere e l’approvvigionamento dei materiali.

Insieme, il trio maschile aveva organizzato tutto alla perfezione in anticipo, mentre l'autrice di queste righe si godeva il ruolo di quota rosa inattiva: Le biciclette prenotate in tempo al Loisium e preparate perfettamente, dall’altezza della sella al pedale desiderato fino agli pneumatici ideali. L'attrezzatura restante ordinata, ricevuta e controllata con sufficiente anticipo. Il percorso pianificato con cura e suddiviso in quattro tappe gestibili, apparentemente fattibili, su Komoot. E infine, gli hotel controllati in anticipo quel tanto che bastava affinché durante il viaggio potessimo almeno una volta usufruire di una lavatrice e un'asciugatrice.

Anche quando Komoot ci ha inviato su ghiaia grossolana e mattoni frantumati nel fitto sottobosco, il capofila di turno ha rallentato a malapena. Questo perché le nuvole erano basse e la luce scarsa. L'obiettivo era arrivare al rifugio entro le 17:00, per evitare di giungere al buio già il primo giorno.
Nel "Revier Gralla" questo ci sarebbe quasi costato caro a causa di fosse scavate nel mezzo del bosco e non segnalate. "The Unexpected!" ha sorriso Michi dal profondo della buca che si era improvvisamente aperta davanti a noi dietro una curva.
Al chilometro 35 c'è stato poi un altro evento per la prima delle quattro categorie di competizione di Odlo: una foratura per NoMan, del tutto inaspettata data la qualità del Prosecco Gravel che stavamo percorrendo. Ma a cosa serve avere un meccanico professionista in squadra?
Nonostante ciò: "Se continuiamo con questa media, avremo otto forature fino a Langenlois", ha scherzato NoSane.

"Clack, clack. Rtsch. Drrr." Fatto. Poiché le borse da bici, pensate principalmente per il commuting, ci erano sembrate un po' troppo instabili sul terreno, le avevamo fissate saldamente ai portapacchi con delle fascette.
Invece di utilizzare solo le Contec LIM Double, abbiamo quindi portato con noi anche l'Ortlieb Quick-Rack nelle stanze e fuori al mattino. I pratici sganci rapidi di quest'ultimo lo rendevano possibile.

La prima notte, trascorsa nella locanda Zur Post, decorata in modo appariscente con oggetti dedicati alla Ferrari e antichità sfarzose, non aveva rivelato grandi mancanze. Spazzolini da denti, biancheria intima, scarpe da strada, occhiali - tutto era emerso in quantità sufficiente dalle profondità delle borse e dei sacchi.
Supponendo di poter cogliere occasionali opportunità per lavare i vestiti a mano o in lavatrice, avremmo potuto proseguire così anche per diverse settimane. Una scoperta affascinante che faceva dubitare fortemente del senso degli armadi straripanti di vestiti a casa."

Così rapidamente come abbiamo montato il nostro bagaglio, altrettanto lentamente ci siamo occupati delle questioni digitali. Ma alla fine tutte le storie di Instagram erano state raccontate, tutti i file GPX trasferiti, e noi eravamo pronti per il secondo giorno.
Chi voleva seguiva la traccia e le frecce sul dispositivo di navigazione, chi preferiva affidarsi ai propri compagni si orientava alternativamente alle ruote posteriori o ai richiami. Le impostazioni del dispositivo in due livelli di zoom garantivano che non ci perdessimo nessuna deviazione, ma allo stesso tempo non seguivamo ciecamente ogni indicazione che aumentava la percentuale di sterrato. Dopotutto, ci separavano dall'obiettivo della tappa, Aflenz, 90 chilometri e 1.090 metri di dislivello. Un po' di monitoraggio non guastava per mantenere un margine per eventuali guasti o momenti di debolezza. Inoltre, era stabilito di pedalare più lentamente questa volta. Le gambe sembravano un po' pesanti per il secondo giorno.

Proseguendo a ovest di Graz, pedalavamo dritti verso nord, passando per Frohnleiten, Bruck an der Mur e Kapfenberg, fino alla Hochsteiermark, ai piedi dell'Hochschwab. Suona come una salita, e lo è stato nell'ultimo quarto del percorso.
Prima di allora, abbiamo guadagnato altitudine quasi senza accorgercene, seguendo il corso del fiume. I cartelli R2, R5 e R13 ci indicavano la strada per ampi tratti, anche se il Seebergradweg attraverso il Thörlgraben, un tempo apparentemente piuttosto fortificato, era ufficialmente chiuso per motivi non meglio specificati. Quando, in quella stretta gola, abbiamo dovuto deviare brevemente sulla Mariazeller Straße a causa dei massi caduti o di qualche ponte mancante, ci è stato chiaro il perché.

Prima di proseguire questo viaggio fluviale sempre più alpino lungo la Mur, la Mürz e il Thörlbach, ci aspettava una deviazione verso le colline della Stiria occidentale. I sensori di inclinazione mostravano fin dall'inizio forti pendenze, sia in salita che in discesa, mentre case sorprendentemente modeste si appoggiavano idillicamente ai crinali delle montagne, ai pendii erbosi e lungo curve stradali.
Scommettiamo che, con buona visibilità, qui si aprirebbe un vero mare ondulato di colline boscose, la cui splendida gamma di colori autunnali si estenderebbe fino ai bordi delle terrazze e dei giardini anteriori. Tuttavia, ci muovevamo di nuovo attraverso una nebbia fitta e impenetrabile, che ci costringeva a concentrarci solo su ciò che avveniva immediatamente davanti ai nostri occhi. E, con tutto il rispetto, non era molto.

Solo a Rabenstein, quando le dense foschie al livello del suolo si sono finalmente alzate un po', è arrivato un cambio di scenario visivo: un castello antico come il cielo, con una futuristica struttura in vetro che sporge da uno sperone roccioso, un ascensore panoramico rotante e pompe di calore - se questa non è una location degna per la prossima festa Bikeboard!
Subito dopo, Frohnleiten ci ha saputo conquistare. Un accesso maestoso su un ponte pedonale, una grande piazza principale pittoresca con tantissimi posti a sedere e opzioni gastronomiche. Quasi ci siamo lasciati tentare e abbiamo pensato di aspettare qui il sole promesso da Erwin fin dal mattino presto. Ma poi abbiamo continuato a far salire il contachilometri, passando per la Bärenschützklamm, la Drachenhöhle Mixnitz, l'Hochalpe e le Alpi di Fischbach, fino alla pianificata pausa caffè a Bruck.

Non sarebbe bastato un solo caffè e torta quel giorno. Senza contare le delizie di Winforce con sapori di cioccolato, frutti di bosco o burro di arachidi, siamo arrivati a tre ciascuno.
Ma è così, quando si fa il check-in in una pasticceria come alloggio notturno più che puntuali. Appena fatti, si ha subito bisogno della prima compensazione per le calorie bruciate nelle ore precedenti. E se il tempo fino alla cena diventa comunque lungo e bisogna ancora discutere la meta della tappa di domani o controllare l'hotel, si scendono semplicemente di nuovo le scale verso il caffè…

Una notte di luna piena dopo, uscimmo sul balcone con un ottimismo giustificato. "Aflenz: sereno" si leggeva nero su bianco nel bollettino meteorologico dell'ORF. Tuttavia, la realtà smentì immediatamente le indicazioni del Küniglberg. Perché sereno, in senso meteorologico, qui non lo era affatto. Piuttosto, il paese, il parco termale, il Bürgeralpe e tutto ciò che lo circondava erano nuovamente sepolti sotto una fitta nebbia al suolo.
Quindi, ancora una volta, oltre al sorprendentemente universale abbigliamento Odlo, corto o lungo, indossammo anche uno strato caldo sotto, uno sopra, nonché accessori indispensabili come guanti lunghi e cappelli protettivi. Solo che questa volta non troppo pesanti, perché, primo, presto saremmo saliti in montagna. E secondo, "tra due ore saremo sull'alpe al sole", assicurò Erwin con assoluta convinzione.
Per noi andava bene così. Per una tappa regina con solo 67 chilometri ma ben 1.850 metri di dislivello, una piacevole pausa nell'aria calda d'alta quota sarebbe stata più che appropriata.

Così viviamo un giro gravel che non potrebbe essere più epico: solleviamo insieme i nostri cavalli pesantemente carichi sopra alberi caduti e ripide scarpate - annotando con sollievo che ciò che ci rallenta un po', inevitabilmente ferma il Suzuki del cacciatore; ci rallegriamo come bambini quando finalmente, anche se solo per poco, le nuvole si aprono e appare l'Hohe Veitsch; dobbiamo fermarci a metà di una discesa particolarmente impegnativa per raffreddare i freni e scuotere le dita; fluttiamo letteralmente su un morbido terreno boschivo e sobbalziamo rumorosamente su un fondo ruvido che scuote le ossa; approfittiamo di ogni (raro) metro di asfalto per divorare gel e barrette e goderci il tranquillo rotolamento; salutiamo con entusiasmo i primi veri raggi di sole sulla riva della Walster, poco prima del Hubertussee; ci facciamo strada imprecando attraverso ripidi sentieri incassati, foglie scivolose e altri tronchi d'albero; riempiamo le nostre borracce con fresca acqua di ruscello quando non c'è più altra soluzione e dividiamo equamente una cioccolata con ripieno di marzapane alla zucca acquistata al Loisium Südsteiermark.

Ancora 102 chilometri e 570 metri di dislivello ci separano la mattina successiva dalla nostra meta finale del tour. Ma anche se fossero il doppio, il percorso ci sembrerebbe una passeggiata. Con il sole, tutto diventa più facile!
Poiché iniziamo con 20 chilometri in discesa dalle Alpi di Türnitz verso la pianeggiante valle del Traisen, ci vestiamo comunque come in inverno - e alla fine congeliamo più che in tutti i giorni precedenti. Perché 5°C in discesa sulla bici da corsa sono semplicemente gelidi, cielo blu o strade asciutte che siano.

A Türnitz lasciamo la Mariazellerstraße per prendere la pista ciclabile sul vecchio tracciato ferroviario. I suoi nove chilometri fino a Freiland offrono un'esperienza di guida davvero fantastica sulla linea ferroviaria dismessa nel 2001, passando accanto a vecchie pensiline e cartelli delle fermate rimasti, attraverso tunnel illuminati e sopra ex ponti ferroviari.
Successivamente ci immettiamo nella pista ciclabile della valle del Traisen. Per quanto il nostro itinerario di ieri fosse solitario, ora ci muoviamo costantemente attraverso aree abitate. Tuttavia, sempre un po' in disparte, di lato, lungo i margini, in modo tale che, nonostante i tetti, i muri e le recinzioni che spuntano qua e là, si abbia l'impressione di pedalare nel verde. "Urban Gravelbiking" al suo meglio!

Gli ospiti del locale nell'Ursin Haus al Kornplatz non hanno idea da dove veniamo o chi siamo. Eppure ci sembrano fan interessati, mentre li superiamo sfrecciando con il massimo stile attraverso la rotatoria del Kornplatz.
I visitatori del Loisium, che al nostro arrivo stanno salendo sul loro pullman davanti al mondo del vino, sanno ancora meno cosa ci spinge. Eppure, regaliamo loro un sorriso silenzioso e trionfante.

Non abbiamo compiuto un'impresa sportiva. Non abbiamo stabilito record. Non abbiamo affrontato un percorso particolarmente difficile, né sfidato pericoli speciali.
Ma abbiamo portato a termine tutto il nostro viaggio con una notevole routine, serenità e solidarietà. In cambio, tutto è filato liscio come l'olio: nessun guasto, nessun infortunio, nessun errore di pianificazione, nessun ritardo. Ci siamo divertiti. E non abbiamo quasi rotto nulla.
Possiamo tranquillamente alzare il bicchiere a tutto questo. Cin cin!

Come piccola sorpresa, Michi dalla vinoteca non ha portato un tipico Grüner Veltliner regionale, ma un Pinot Noir davvero raffinato. Inoltre, panini farciti e un'idea suggerita dall'autrice: "Vi ricordate che nel 2026 dovrebbe aprire il secondo Loisium in Francia? Champagne - Alsazia. Allora, che ne dite...?